Coronavirus emozioni e reazioni

Durante lultimo anno e mezzo il Corona Virus entrato nelle vite di tutti, in maniera pi o meno diretta.-In molti sono stati, infatti, costretti alla terapia intensiva, vivendo lansia e lincertezza rispetto al loro stato di salute-altre persone hanno perso i loro cari, non potendo dare loro lultimo salutoaltri hanno trascorso le loro giornate negli ospedali, occupandosi degli ammalati fino allo stremo, rinunciando alla loro vita personale e ponendosi in situazioni di rischio estremo-c poi chi ha dovuto chiudere la propria attivit, temporaneamente, nel rispetto dei vari decreti, o del tutto, poich non riusciva a far fronte alle perdite economiche che la situazione ha comportato, entrambe le tipologie vivendo nella paura di non riuscire a far fronte alle ingenti perdite economiche-infine c chi non stato toccato direttamente dal virus, ma che si trovato a doversi barricare in casa per proteggersi da questo nemico invisibile, esposto a bombardamenti mediatici e a informazioni contrastanti circa la natura del virus e a come prevenire il contagio, costretti a rinunciare al bene pi prezioso che esiste per ognuno di noi la libert.Nonostante il periodo peggiore quarantena marzomaggio 2020 e varie chiusure del 2021 sembrerebbe essere passato, e nonostante ci sia sempre pi speranza di una ripresa, grazie alla diffusione dei vaccini, sono in molti gli italiani a soffrire delle ripercussioni del Covid. Le reazioni emotive e comportamentali sono variate enormemente, e continuano a variare, sia tra gli individui, sia nei diversi periodi dellultimo anno. In un primo momento il lockdown stato vissuto con sentimenti di frustrazione e depressione a causa della rinuncia alla libert che esso ha comportato successivamente molti cittadini, pur potendo uscire di casa, hanno deciso di non farlo, o di ridurre al minimo le attivit nel mondo esterno, evitando luoghi sociali o scenari potenzialmente a rischio, secondo quella che stata chiamata sindrome della capanna sindrome che non corrisponde ad un disturbo psichiatrico o psicologico riconosciuto a livello scientifico, in quanto manca di letteratura e di casistica oggi si riscontra anche molta rabbia, soprattutto in chi ha sempre rispettato in maniera ligia le varie limitazioni e che non riesce pi a tollerare la situazione, e nei vari titolari delle attivit che pi sono state forzate alla chiusura negli ultimi mesi, come palestre, teatri e ristoranti. Come mai le diverse reazioni Non esiste una risposta univoca, impossibile generalizzare dei vissuti che sono il risultato dellinterazione di diverse variabili risorse psicologiche individuali, situazione familiare e lavorativa pregressa ed attuale, citt di residenzadomicilio ecc, ma possiamo effettuare alcune ipotesi.Per delle persone lo stop forzato pu aver rappresentato un momento di pausa dalla frenesia della vita quotidiana, dalle scadenze lavorative, dalle ansie dettate da una societ che punta tutto sulliperproduttivit e poco sullindividualit e sul benessere. Lo stare a casa ha comportato un rallentamento dei tempi e ci ha permesso un contatto maggiore con s stessi, il recupero di passioni e anche la scoperta di nuovi hobby. Molte famiglie, solitamente divise da impegni scolastici e lavorativi, si sono ritrovate. I figli hanno riscoperto il piacere di una chiacchierata con i propri genitori e i genitori hanno riscoperto il piacere di stare con i propri bambini eo ragazzi. Ecco che quindi il doversi rilanciare nel caos della regolarit pu non sembrare cos attraente agli occhi di chi ha gioito per questa quarantena esso pu infatti rappresentare una rinuncia a un qualcosa di positivo che si , finalmente, ritrovato. Una riscoperta dei valori primari e della bellezza di rallentare un po.Per altre persone, invece, il mondo pu rappresentare un posto poco sicuro rispetto alle quattro mura di casa, cos facili da controllare e igienizzare, e quindi cos rassicuranti. Sebbene i numeri dei contagi siano in calo, il rischio di contrarre il virus esiste ancora e ci pu sopraffare alcune persone. Per tale motivo, sebbene sia consentito svolgere sempre pi tipologie di attivit fuori di casa, molte persone decidono comunque di uscire il meno possibile, oppure di non uscire affatto.Possiamo, ritrovare quegli scenari in cui sono presenti contemporaneamente le spiegazioni appena elencate. Resta, infatti, loggettiva difficolt di orientarsi in un mondo che in continuo cambiamento, che si sta allontanando di molto dal modo in cui eravamo abituati a vivere, e ci pu rappresentare un vero e proprio shock per alcune persone. Nel corso dei mesi di lockdown abbiamo costruito delle routine che sono diventate parte della nostra vita, le nostre case sono diventate il luogo sicuro in cui difendersi dal virus, in cui abbiamo individuato il modo migliore per rendere lambiente sterile e accogliente. Rinunciare a queste sicurezze pu essere nuovamente traumatizzante. Rilanciarsi nella vita precedente comporta labbandono di una serie di certezze, di un mondo in miniatura costruito ad hoc per noi, per affrontare un mondo caratterizzato da incertezze, un mondo che non conosciamo e che non siamo pi in grado di controllare. Lobbligo della mascherina e di altri dispositivi di protezione, lansia di non sapere cosa si pu legalmente fare, dove si pu andare e con chi, la paura di sbagliare e di rischiare ingenti multe, la difficolt nellorganizzare la vita, e prendere anche quelle piccole decisioni precedentemente ritenute banali ad es prendere i mezzi pubblici, assumere una baby sitter, andare a trovare quel parente, iscrivere i bambini al centro estivo ecc.. tutti questi elementi possono confondere e sopraffare. Tuttavia lauto-reclusione non fa che andare a confermare la paura e la poca voglia di affrontare il mondo esterno, in un circolo che si auto rinforza pi avr ansia di uscire e pi rester a casa, ma pi rester a casa e meno mi sentir in grado di poter affrontare il mondo esterno, il quale mi sembrer sempre meno conosciuto e quindi controllabile, cos rinforzando lemozione stessa dellansia e la voglia di rifugiarmi in casa.In molti stanno sperimentando una stanchezza profonda, principalmente correlata allambito lavorativo. Laver trasportato lufficio nelle abitazioni private ha fatto di modo che, per molti, non venissero rispettati gli orari standard dufficio finendo con lessere, invece, iperconnessi. Alcuni hanno definito questa stanchezza Zoom Fatigue, ovvero fatica da Zoom applicazione ormai nota a tutti.-Infine vi sono le persone stremate dal turbinio di emozioni, decreti e rinunce effettuate nellultimo anno e mezzo, che non riescono pi ad essere positivi, a sperare nel famoso andr tutto bene, e che si ritrovano a scegliere di violare le leggi, aprendo le attivit anche se non consentito, organizzando ritrovi tra amici, in numeri superiori a quanto permesso ecc...Attualmente sembrerebbe, infatti, essersi diffusa una sorta di cinismo e rabbia in misura maggiore rispetto ai mesi passati.I lasciti di questa pandemia quasi certamente emergeranno in maniera ancora pi preponderante nel lungo termine e potranno assumere diverse forme, da sintomi pi o meno lievi a disturbi del sonno, dellalimentazione, disturbi dansia, fino ad arrivare a disturbi pi specifici, tra cuiPrimo tra tutti, il Disturbo Post-Traumatico da Stress DPTS, disturbo psichiatrico che pu svilupparsi in seguito a esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale DSM-5 2013. Questa definizione ci aiuta a comprendere che la guerra non sia lunica causa alla base di questo disturbo, come ritenuto invece in passato. In unindagine svolta da Breslau e colleghi, ad esempio, emerso che levento pi comune riportato dal campione di soggetti con DPTS residenti nellarea di Detroit era la morte improvvisa e inaspettata di una persona cara, suggerendo che lenfasi posta su aggressioni violente e guerre mette a fuoco solo una parte della popolazione che soffre di questo disturbo Breslau. Premettendo che la manifestazione clinica del DPTS variabile, e che ogni soggetto pu sperimentare sintomi diversi, nel DSM-5 sono elencate alcune categorie di sintomi che sono solite presentarsi, in modo pi o meno variabile, in ogni soggetto con DPTS. Il primo gruppo include i sintomi intrusivi, ovvero linvolontaria ripetizione in maniera vivida, angosciante e compulsiva dellevento traumatico o del potenziale evento traumatico. Questo fenomeno si pu verificare attraverso ricorrenti, intrusivi e involontari ricordi spiacevoli, attraverso incubi in cui il contenuto eo le emozioni del sogno sono collegati allevento traumatico, attraverso stati dissociativi, ad esempio flashback, che possono durare da pochi secondi a diverse ore, o addirittura giorni, durante i quali la persona si comporta eo si sente come se levento si stesse riverificando. Le persone traumatizzate hanno, infatti, unattitudine a sovrapporre il loro trauma a qualunque cosa accada loro e hanno molte difficolt a decifrare cosa gli stia succedendo attorno.Un altro gruppo di sintomi del DPTS riguarda levitamento di tutto quello pu ricordare il trauma. Ci fa s che i soggetti con questo disturbo si trovino ad evitare le persone, i luoghi e le situazioni che gli ricordano o che sono associate allevento traumatico. In questo modo la vita sociale, affettiva e lavorativa dellindividuo pu essere gravemente compromessa. Altri sintomi riguardano le alterazioni di pensieri ed emozioni associate alleventoi traumaticoi. Queste alterazioni negative possono assumere varie forme, come unincapacit di ricordare un aspetto importante dellevento traumatico lavere esagerate e persistenti convinzioni o aspettative negative relative a s stessi o ad altri eo pensieri distorti circa la causa o la conseguenza dellevento traumatico. Molti riportano anche la presenza di paralisi emotiva, il loro comportamento diviene distaccato o alienato e sono incapaci di provare emozioni. Inoltre, un soggetto con DPTS ha buone probabilit di sviluppare sintomi attivi. Questi individui riportano difficolt a dormire e a concentrarsi, irritabilit e ipervigilanza e mettono spesso in atto comportamenti spericolati o autodistruttivi. Tutto ci pu interferire significativamente con le attivit lavorative, con il funzionamento sociale e familiare, al punto da portare, in molti casi, a disoccupazione, separazioni, divorzi e difficolt genitoriali. Importante specificare come non tutti i soggetti che vivono uno stesso evento potenzialmente traumatico andranno incontro al DPTS, molti, nonostante la sensazione di angoscia e di confusione, riusciranno ad adattarsi e a continuare la loro vita senza sviluppare quadri psicopatologici. Da studi recenti , per lappunto, emersa la tesi secondo cui lo sviluppo del DPTS dipenda dallinterazione tra fattori di rischio individuali e caratteristiche del trauma. Il Disturbo da Stress Acuto, anchesso definito come quadro clinico che pu insorgere in seguito a esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale DSM-5 2013. Bench il disturbo da stress acuto pu progredire verso il DPTS dopo un mese dallesposizione allevento traumatico, esso pu anche consistere in una risposta transitoria che si pu risolvere senza sfociare in DPTS. La diagnosi differenziale basata quindi unicamente sulla durata del quadro sintomatologico, che nel disturbo da stress acuto varia da un minimino di tre giorni, ad un massimo di un mese dopo lesposizione allevento traumatico. Nonostante la durata limitata del disturbo, importante intervenire quanto prima, in quanto i soggetti che vivono questo disturbo hanno livelli di ansia estremi che possono interferire con il sonno, i livelli di energia e la capacit di pensare e di prestare attenzione ai compiti. Inoltre levitamento, che solitamente viene messo in atto, pu comportare il ritiro generalizzato da molte situazioni, e ci pu compromettere il funzionamento in ambito sociale, interpersonale o lavorativo.Il Disturbo dellAdattamento, la cui caratteristica fondamentale la presenza di sintomi emotivi o comportamentali in risposta a un evento stressante identificabile DSM-5 2013. Anche in questo caso, il principale elemento che ci permette di effettuare una diagnosi differenziale il tempo si pu diagnosticare un disturbo delladattamento immediatamente e fino a sei mesi in seguito allesposizione allevento traumatico. Oltre ci, si effettua una diagnosi del disturbo delladattamento, quando i sintomi non soddisfano i livelli di gravit richiesti dal DPTS e dal Disturbo da Stress Acuto.Inoltre, importante distinguere questo quadro clinico da una normale reazione allo stress. Quando accadono cose spiacevoli, la maggior parte delle persone turbata, provando lievi sintomi dansia eo depressivi, ritirandosi momentaneamente dal mondo esterno questo normale e non corrisponde in alcun caso ad alcun disturbo mentale. La diagnosi viene effettuata solo quando i livelli di sofferenza superano quelli che normalmente ci si aspetterebbe considerando anche la cultura di appartenenza, o quando levento avverso causa una compromissione funzionale.Di recente, a seguito di un articolo scritto sul New York Times dallo psicologo Adam Grant, si sta diffondendo sulle testate giornalistiche una nuova etichetta diagnostica il languishing, intesa come assenza di gioia, come un senso di stagnazione e di vuoto, caratterizzato da mancanza di motivazione e di capacit di concentrazione Non riesci a percepire te stesso scivolare lentamente nella solitudine. Sei indifferente alla tua indifferenza.In generale lemergere di ognuno di questi disturbi o classi di sintomi dato da un intrecciarsi tra risorse personali fase del ciclo di vita risorse familiari se il soggetto vive con la famiglia ed eventi critici concomitanti al Covid. Anche la Societ italiana di psichiatria Sip ha affermato che in individui predisposti aumenta il rischio di sviluppare psicopatologie e disturbi delladattamento. Secondo la Sip sarebbero oltre un milione gli italiani colpiti da sintomi di ansia e da frustrazione da ritorno alla normalit.Ho ritenuto importante descrivervi questi quadri clinici, poich bisognerebbe favorire una maggiore conoscenza di quelle che sono le patologie della psiche, in quando la conoscenza prevenzione. I sintomi sono campanelli di allarme che, se accolti, ascoltati e compresi, ci possono indirizzare nel giusto percorso verso la guarigione. Non sottovalutare mai ci che il tuo corpo e la tua mente ti comunicano, soprattutto in periodi come questiCosa fareACCETTARE I MOMENTI DI SCONFORTO Provare emozioni negative assolutamente normale. Ricorda che ogni emozione ha uno scopo adattivo, quindi qui per comunicarti qualcosa. Tutte le emozioni sono funzionali se ascoltate e comprese possono essere nostre alleate e non nemiche. La paura non di per s una cosa negativa da evitare, al contrario essa ci pu spingere a mettere in atto comportamenti protettivi e responsabili comprensibile essere tristi, in questo ultimo anno abbiamo dovuto elaborare un vero e proprio lutto della nostra vita passata ok anche essere arrabbiati, la rabbia provata in questa situazione sana, in quanto ci permette di preservare i nostri limiti e di auto affermarci. Limportante darsi il tempo e il permesso di ascoltare ci che si prova e decidere di prendersene cura, riconoscendo quando lattivazione emotiva diventa eccessiva e pericolosa per s eo per gli altri, e rivolgendosi ad un professionista.Non auto-etichettatarti disturbi psicologici, in quanto potresti finire con alimentare quello stesso processo che stai cercando di contrastare, in una sorta di profezia che si auto avvera. La situazione in cui stiamo vivendo oggettivamente imprevedibile e, nonostante ci possa fare paura, non deve per forza tradursi in un disturbo psichiatrico ma potresti star vivendo un periodo di fragilit che pu risolversi facilmente grazie allaiuto di uno psicologo eo psicoterapeuta. Se il lockdown ti ha portato nuove consapevolezze, quali la voglia di passare pi tempo in famiglia, linsoddisfazione per il lavoro momentaneamente svolto, la voglia di svolgere pi attivit sportiva eccprenditi cura di quanto scoperto provando a trovare un punto dincontro tra la vita pre covid e queste nuove scoperte. Prenditi cura dei tuoi bisogni e dei tuoi desideri, ora pi che mai. Non importi da un giorno allaltro di uscire se non te la senti, cerca piuttosto di effettuare un graduale rientro alla normalit. Ad esempio, un giorno potresti uscire solo a fare pochi passi sotto casa la volta dopo potresti provare ad allungare il percorso un po di pi, e cos via, finch non ti sentirai sufficientemente pronto a riprendere le redini della tua vita. Se si in casa in cassa integrazione, se si ha perso il lavoro o se si in quarantena, bene cercare di scandire la giornata in piccole attivit. Ci aiuta a far passare il tempo e a sentirsi pi produttivi. Stare stesi a letto o sul divano tutto il giorno controproducente, e fa sentire solo il peso del lento scorrere del tempo e della perdita di controllo della propria vita. Essere impegnati far, inoltre, diminuire anche il tempo dedicato alla ruminazione. Non fare abbuffate di notizie catastrofiche. Questa regola valeva soprattutto ad inizio lockdown ma resta valida pi che mai ancora oggi. Limita lascolto dei tg ad una volta al giorno lo scopo deve essere laggiornamento, non la ricerca di conferme alle paure dettate dallincertezza del periodo. Ricorda di fare affidamento solo alle testate giornalistiche affidabili e non credere a tutto ci che si legge sui social Ai conviventi di persone che presentano uno dei quadri sintomatologici precedentemente citati invito a prestare attenzione ai piccoli segnali che i nostri cari possono esprimerci. La letteratura scientifica riporta come la presenza di supporto sociale sia una risorsa fondamentale. Ascoltate la persona cara e mostrate comprensione per i suoi vissuti, il mondo appare un posto pi sicuro quando lo si affronta con una persona fidata. Infine, ma non per importanza, focalizzati sullaspetto positivo delle cose, anche di quelle piccole In un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, caratterizzato da ansia e incertezza, importante riuscire ad immaginare un futuro positivo in cui potremo tornare a sentirci sicuri e liberi per le strade di quel mondo che tanto amiamo.Psicologa Psicoterapeuta a Vicenza, la Dott.ssa Cristiana Brunetti riceve su appuntamento per percorsi di psicoterapia o consulenze singole. Pratica clinica per consulenze, colloqui psicologici e di psicoterapia rivolti ad adulti, bambini, adolescenti e coppie. Disturbi dellumore, Disturbi dansia, Sostegno alla genitorialit, Difficolt scolastiche, Disturbi dellalimentazione, Difficolt relazionali, Problematiche legate allautostima e allautoaffermazione, Elaborazione di lutti e traumi, Terapia di coppia.

Coronavirus: emozioni e reazioni
Coronavirus: emozioni e reazioni
6000-4000
maggio
08
Coronavirus: emozioni e reazioni
A CURA DI CRISTIANA BRUNETTI IN  ARTICOLI 

Durante l’ultimo anno e mezzo il Corona Virus è entrato nelle vite di tutti, in maniera più o meno diretta. 

-In molti sono stati, infatti, costretti alla terapia intensiva, vivendo l’ansia e l’incertezza rispetto al loro stato di salute

-altre persone hanno perso i loro cari, non potendo dare loro l’ultimo saluto

altri hanno trascorso le loro giornate negli ospedali, occupandosi degli ammalati fino allo stremo, rinunciando alla loro vita personale e ponendosi in situazioni di rischio estremo

-c’è poi chi ha dovuto chiudere la propria attività, temporaneamente, nel rispetto dei vari decreti, o del tutto, poichè non riusciva a far fronte alle perdite economiche che la situazione ha comportato, entrambe le tipologie vivendo nella paura di non riuscire a far fronte alle ingenti perdite economiche

-infine c’è chi non è stato toccato direttamente dal virus, ma che si è trovato a doversi barricare in casa per proteggersi da questo nemico invisibile, esposto a bombardamenti mediatici e a informazioni contrastanti circa la natura del virus e a come prevenire il contagio, costretti a rinunciare al bene più prezioso che esiste per ognuno di noi: la libertà.



Nonostante il periodo peggiore (quarantena marzo/maggio 2020 e varie chiusure del 2021) sembrerebbe essere passato, e nonostante ci sia sempre più speranza di una ripresa, grazie alla diffusione dei vaccini, sono in molti
gli italiani a soffrire delle ripercussioni del Covid. Le reazioni emotive e comportamentali sono variate enormemente, e continuano a variare, sia tra gli individui, sia nei diversi periodi dell’ultimo anno. In un primo momento il lockdown è stato vissuto con sentimenti di frustrazione e depressione a causa della rinuncia alla libertà che esso ha comportato; successivamente molti cittadini, pur potendo uscire di casa, hanno deciso di non farlo, o di ridurre al minimo le attività nel mondo esterno, evitando luoghi sociali o scenari potenzialmente a rischio, secondo quella che è stata chiamata sindrome della capanna (“sindrome” che non corrisponde ad un disturbo psichiatrico o psicologico riconosciuto a livello scientifico, in quanto manca di letteratura e di casistica); oggi si riscontra anche molta rabbia, soprattutto in chi ha sempre rispettato in maniera ligia le varie limitazioni e che non riesce più a tollerare la situazione, e nei vari titolari delle attività che più sono state forzate alla chiusura negli ultimi mesi, come palestre, teatri e  ristoranti.

Come mai le diverse reazioni? Non esiste una risposta univoca, è impossibile generalizzare dei vissuti che sono il risultato dell’interazione di diverse variabili (risorse psicologiche individuali, situazione familiare e lavorativa pregressa ed attuale, città di residenza/domicilio ecc…), ma possiamo effettuare alcune ipotesi.


  • Per delle persone lo stop forzato può aver rappresentato un momento di pausa dalla frenesia della vita quotidiana, dalle scadenze lavorative, dalle ansie dettate da una società che punta tutto sull’iperproduttività e poco sull’individualità e sul benessere. Lo stare a casa ha comportato un rallentamento dei tempi e ciò ha permesso un contatto maggiore con sé stessi, il recupero di passioni e anche la scoperta di nuovi hobby. Molte famiglie, solitamente divise da impegni scolastici e lavorativi, si sono ritrovate. I figli hanno riscoperto il piacere di una chiacchierata con i propri genitori e i genitori hanno riscoperto il piacere di stare con i propri bambini e/o ragazzi. Ecco che quindi il doversi rilanciare nel caos della regolarità può non sembrare così attraente agli occhi di chi ha gioito per questa quarantena; esso può infatti rappresentare una rinuncia a un qualcosa di positivo che si è, finalmente, ritrovato. Una riscoperta dei valori primari e della bellezza di rallentare un po’.

  • Per altre persone, invece, il mondo può rappresentare un posto poco sicuro rispetto alle quattro mura di casa, così facili da controllare e igienizzare, e quindi così rassicuranti. Sebbene i numeri dei contagi siano in calo, il rischio di contrarre il virus esiste ancora e ciò può sopraffare alcune persone. Per tale motivo, sebbene sia consentito svolgere sempre più tipologie di attività fuori di casa, molte persone decidono comunque di uscire il meno possibile, oppure di non uscire affatto.

    Possiamo, ritrovare quegli scenari in cui sono presenti contemporaneamente le spiegazioni appena elencate. Resta, infatti, l’oggettiva difficoltà di orientarsi in un mondo che è in continuo cambiamento, che si sta allontanando di molto dal modo in cui eravamo abituati a vivere, e ciò può rappresentare un vero e proprio shock per alcune persone. Nel corso dei mesi di lockdown abbiamo costruito delle routine che sono diventate parte della nostra vita, le nostre case sono diventate il luogo sicuro in cui difendersi dal virus, in cui abbiamo individuato il modo migliore per rendere l’ambiente sterile e accogliente. Rinunciare a queste sicurezze può essere nuovamente traumatizzante. Rilanciarsi nella vita precedente comporta l’abbandono di una serie di certezze, di un mondo in miniatura costruito ad hoc per noi, per affrontare un mondo caratterizzato da incertezze, un mondo che non conosciamo e che non siamo più in grado di controllare. L’obbligo della mascherina e di altri dispositivi di protezione, l’ansia di non sapere cosa si può legalmente fare, dove si può andare e con chi, la paura di sbagliare e di rischiare ingenti multe, la difficoltà nell’organizzare la vita, e prendere anche quelle piccole decisioni precedentemente ritenute banali (ad es: prendere i mezzi pubblici, assumere una baby sitter, andare a trovare quel parente, iscrivere i bambini al centro estivo ecc..) tutti questi elementi possono confondere e sopraffare. Tuttavia l’auto-reclusione non fa che andare a confermare la paura e la poca voglia di affrontare il mondo esterno, in un circolo che si auto rinforza: più avrò ansia di uscire e più resterò a casa, ma più resterò a casa e meno mi sentirò in grado di poter affrontare il mondo esterno, il quale mi sembrerà sempre meno conosciuto e quindi controllabile, così rinforzando l’emozione stessa dell’ansia e la voglia di rifugiarmi in casa.

  • In molti stanno sperimentando una stanchezza profonda, principalmente correlata all’ambito lavorativo. L’aver trasportato l’ufficio nelle abitazioni private ha fatto di modo che, per molti, non venissero rispettati gli orari standard d’ufficio finendo con l’essere, invece, iperconnessi. Alcuni hanno definito questa stanchezza "Zoom Fatigue", ovvero “fatica da Zoom” (applicazione ormai nota a tutti).





    -Infine vi sono le persone stremate dal turbinio di emozioni, decreti e rinunce effettuate nell’ultimo anno e mezzo, che non riescono più ad essere positivi, a sperare nel famoso “
    andrà tutto bene”, e che si ritrovano a scegliere di violare le leggi, aprendo le attività anche se non consentito, organizzando ritrovi tra amici, in numeri superiori a quanto permesso ecc...Attualmente sembrerebbe, infatti, essersi diffusa una sorta di cinismo e rabbia in misura maggiore rispetto ai mesi passati.


    I lasciti di questa pandemia quasi certamente emergeranno in maniera ancora più preponderante nel lungo termine e potranno assumere diverse forme, da sintomi più o meno lievi a disturbi del sonno, dell’alimentazione, disturbi d’ansia, fino ad arrivare a disturbi più specifici, tra cui:

    Primo tra tutti, il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), disturbo psichiatrico che può svilupparsi in seguito a “esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale” (DSM-5; 2013). Questa definizione ci aiuta a comprendere che la guerra non sia l’unica causa alla base di questo disturbo, come ritenuto invece in passato. In un’indagine svolta da Breslau e colleghi, ad esempio, è emerso che l’evento più comune riportato dal campione di soggetti con DPTS residenti nell’area di Detroit era la morte improvvisa e inaspettata di una persona cara, suggerendo che l’enfasi posta su aggressioni violente e guerre mette a fuoco solo una parte della popolazione che soffre di questo disturbo (Breslau). Premettendo che la manifestazione clinica del DPTS è variabile, e che ogni soggetto può sperimentare
    sintomi diversi, nel DSM-5 sono elencate alcune categorie di sintomi che sono solite presentarsi,
    in modo più o meno variabile, in ogni soggetto con DPTS. Il primo gruppo include i sintomi intrusivi,
    ovvero l’involontaria ripetizione in maniera vivida, angosciante e compulsiva dell’evento traumatico
    o del potenziale evento traumatico. Questo fenomeno si può verificare attraverso ricorrenti, intrusivi e
    involontari ricordi spiacevoli, attraverso incubi in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono
    collegati all'evento traumatico, attraverso stati dissociativi, ad esempio flashback, che possono
    durare da pochi secondi a diverse ore, o addirittura giorni, durante i quali la persona si comporta
    e/o si sente come se l’evento si stesse riverificando. Le persone traumatizzate hanno, infatti,
    un’attitudine a sovrapporre il loro trauma a qualunque cosa accada loro e hanno molte difficoltà
    a decifrare cosa gli stia succedendo attorno.Un altro gruppo di sintomi del DPTS riguarda l’evitamento
    di tutto quello può ricordare il trauma. Ciò fa sì che i soggetti con questo disturbo si trovino ad evitare
    le persone, i luoghi e le situazioni che gli ricordano o che sono associate all’evento traumatico. In
    questo modo la vita sociale, affettiva e lavorativa dell’individuo può essere gravemente compromessa.
    Altri sintomi riguardano le alterazioni di pensieri ed emozioni associate all’evento/i traumatico/i.
    Queste alterazioni negative possono assumere varie forme, come un'incapacità di ricordare un aspetto
    importante dell'evento traumatico; l’avere esagerate e persistenti convinzioni o aspettative negative
    relative a sé stessi o ad altri e/o pensieri distorti circa la causa o la conseguenza dell’evento traumatico.
    Molti riportano anche la presenza di paralisi emotiva, il loro comportamento diviene
    distaccato o alienato e sono incapaci di provare emozioni. Inoltre, un soggetto con DPTS ha buone probabilità di sviluppare sintomi attivi. Questi individui riportano difficoltà a dormire e a concentrarsi, irritabilità e ipervigilanza e mettono spesso in atto comportamenti spericolati o autodistruttivi. Tutto ciò può interferire significativamente con le attività lavorative, con il funzionamento sociale e familiare, al punto da portare, in molti casi, a disoccupazione, separazioni, divorzi e difficoltà genitoriali.
    Importante è specificare come non tutti i soggetti che vivono uno stesso evento potenzialmente traumatico andranno incontro al DPTS, molti, nonostante la sensazione di angoscia e di confusione, riusciranno ad adattarsi e a continuare la loro vita senza sviluppare quadri psicopatologici. Da studi recenti è, per l’appunto, emersa la tesi secondo cui lo sviluppo del DPTS dipenda dall’interazione tra fattori di rischio individuali e caratteristiche del trauma.

    Il Disturbo da Stress Acuto, anch’esso definito come quadro clinico che può insorgere in seguito a “esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale” (DSM-5; 2013). Benchè il disturbo da stress acuto può progredire verso il DPTS dopo un mese dall’esposizione all’evento traumatico, esso può anche consistere in una risposta transitoria che si può risolvere senza sfociare in DPTS. La diagnosi differenziale è basata quindi unicamente sulla durata del quadro sintomatologico, che nel disturbo da stress acuto varia da un minimino di tre giorni, ad un massimo di un mese dopo l’esposizione all’evento traumatico. Nonostante la durata limitata del disturbo, è importante intervenire quanto prima, in quanto i soggetti che vivono questo disturbo hanno livelli di ansia estremi che possono interferire con il sonno, i livelli di energia e la capacità di pensare e di prestare attenzione ai compiti. Inoltre l’evitamento, che solitamente viene messo in atto, può comportare il ritiro generalizzato da molte situazioni, e ciò può compromettere il funzionamento in ambito sociale, interpersonale o lavorativo.

    Il Disturbo dell’Adattamento, la cui caratteristica fondamentale è “la presenza di sintomi emotivi o comportamentali in risposta a un evento stressante identificabile” (DSM-5; 2013). Anche in questo caso, il principale elemento che ci permette di effettuare una diagnosi differenziale è il tempo: si può diagnosticare un disturbo dell’adattamento immediatamente e fino a sei mesi in seguito all’esposizione all’evento traumatico. Oltre ciò, si effettua una diagnosi del disturbo dell’adattamento, quando i sintomi non soddisfano i livelli di gravità richiesti dal DPTS e dal Disturbo da Stress Acuto. Inoltre, è importante distinguere questo quadro clinico da una normale reazione allo stress. Quando accadono cose spiacevoli, la maggior parte delle persone è turbata, provando lievi sintomi d’ansia e/o depressivi, ritirandosi momentaneamente dal mondo esterno; questo è normale e non corrisponde in alcun caso ad alcun disturbo mentale. La diagnosi viene effettuata solo quando i livelli di sofferenza superano quelli che normalmente ci si aspetterebbe (considerando anche la cultura di appartenenza), o quando l’evento avverso causa una compromissione funzionale.

    Di recente, a seguito di un articolo scritto sul New York Times dallo psicologo Adam Grant, si sta diffondendo sulle testate giornalistiche una nuova etichetta diagnostica: il “languishing”, intesa  come assenza di gioia, come un senso di stagnazione e di vuoto, caratterizzato da mancanza di motivazione e di capacità di concentrazione “Non riesci a percepire te stesso scivolare lentamente nella solitudine. Sei indifferente alla tua indifferenza”.



    In generale l’emergere di ognuno di questi disturbi o classi di sintomi è dato da un intrecciarsi tra risorse personali; fase del ciclo di vita; risorse familiari (se il soggetto vive con la famiglia); ed eventi critici concomitanti al Covid. Anche la Società italiana di psichiatria (Sip) ha affermato che “in individui predisposti aumenta il rischio di sviluppare psicopatologie e disturbi dell’adattamento”. Secondo la Sip sarebbero oltre un milione gli italiani colpiti da sintomi di ansia e da frustrazione da ritorno alla normalità. 


    Ho ritenuto importante descrivervi questi quadri clinici, poiché bisognerebbe favorire una maggiore conoscenza di quelle che sono le patologie della psiche, in quando la conoscenza è prevenzione. I sintomi sono campanelli di allarme che, se accolti, ascoltati e compresi, ci possono indirizzare nel giusto percorso verso la “guarigione”. Non sottovalutare mai ciò che il tuo corpo e la tua mente ti comunicano, soprattutto in periodi come questi

    Cosa fare?

    • ACCETTARE I MOMENTI DI SCONFORTO! Provare emozioni negative è assolutamente normale. Ricorda che ogni emozione ha uno scopo adattivo, quindi è qui per comunicarti qualcosa. Tutte le emozioni sono funzionali; se ascoltate e comprese possono essere nostre alleate e non nemiche. La paura non è di per sé una cosa negativa da evitare, al contrario essa ci può spingere a mettere in atto comportamenti protettivi e responsabili; è comprensibile essere tristi, in questo ultimo anno abbiamo dovuto elaborare un vero e proprio lutto della nostra vita passata; è ok anche essere arrabbiati, la rabbia provata in questa situazione è sana, in quanto ci permette di preservare i nostri limiti e di auto affermarci.
      •L'importante è darsi il tempo e il permesso di
      ascoltare ciò che si prova e decidere di prendersene cura, riconoscendo quando l’attivazione emotiva diventa eccessiva e pericolosa per sé e/o per gli altri, e rivolgendosi ad un professionista. 

      Non auto-etichettatarti disturbi psicologici, in quanto potresti finire con alimentare quello stesso processo che stai cercando di contrastare, in una sorta di profezia che si auto avvera. La situazione in cui stiamo vivendo è oggettivamente imprevedibile e, nonostante ciò possa fare paura, non deve per forza tradursi in un disturbo psichiatrico ma potresti star vivendo un periodo di fragilità che può risolversi facilmente grazie all’aiuto di uno psicologo e/o psicoterapeuta. 

      • Se il lockdown ti ha portato nuove consapevolezze, quali la voglia di passare più tempo in famiglia, l’insoddisfazione per il lavoro momentaneamente svolto, la voglia di svolgere più attività sportiva ecc…prenditi cura di quanto scoperto provando a trovare un punto d’incontro tra la vita pre covid e queste nuove scoperte. Prenditi cura dei tuoi bisogni e dei tuoi desideri, ora più che mai

      Non importi da un giorno all’altro di uscire se non te la senti, cerca piuttosto di effettuare un graduale rientro alla normalità. Ad esempio, un giorno potresti uscire solo a fare pochi passi sotto casa; la volta dopo potresti provare ad allungare il percorso un po’ di più, e così via, finché non ti sentirai sufficientemente pronto a riprendere le redini della tua vita.

      Se si è in casa in cassa integrazione, se si ha perso il lavoro o se si è in quarantena, è bene cercare di scandire la giornata in piccole attività. Ciò aiuta a far passare il tempo e a sentirsi più produttivi. Stare stesi a letto o sul divano tutto il giorno è controproducente, e fa sentire solo il peso del lento scorrere del tempo e della perdita di controllo della propria vita. Essere impegnati farà, inoltre, diminuire anche il tempo dedicato alla ruminazione.

      Non fare “abbuffate” di notizie catastrofiche. Questa regola valeva soprattutto ad inizio lockdown ma resta valida più che mai ancora oggi. Limita l’ascolto dei tg ad una volta al giorno; lo scopo deve essere l’aggiornamento, non la ricerca di conferme alle paure dettate dall’incertezza del periodo. Ricorda di fare affidamento solo alle testate giornalistiche affidabili e non credere a tutto ciò che si legge sui social!

      • Ai conviventi di persone che presentano uno dei quadri sintomatologici precedentemente citati invito a prestare attenzione ai piccoli segnali che i nostri cari possono esprimerci. La letteratura scientifica riporta come la presenza di supporto sociale sia una risorsa fondamentale. Ascoltate la persona cara e mostrate comprensione per i suoi vissuti, il mondo appare un posto più sicuro quando lo si affronta con una persona fidata. 

      • Infine, ma non per importanza, focalizzati sull’aspetto positivo delle cose, anche di quelle piccole! In un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, caratterizzato da ansia e incertezza, è importante riuscire ad immaginare un futuro positivo in cui potremo tornare a sentirci sicuri e liberi per le strade di quel mondo che tanto amiamo. 

CONDIVIDI:
Coronavirus emozioni e reazioni catania online psicologa psicologa dell’alimentazione
Coronavirus emozioni e reazioni catania online psicologa psicologa dell’alimentazione
Coronavirus emozioni e reazioni catania online psicologa psicologa dell’alimentazione
Coronavirus emozioni e reazioni catania online psicologa psicologa dell’alimentazione

Leggi anche:
DifficoltĂ 
creare i propri confini
Io sono io e tu sei tu. Non c’è concetto più semplice e potente di questo; sembra banale eppure non lo &egra...
>>
Per saperne di piĂą
Cosa aspettarsi dal colloquio psicologico
Dagli stereotipi delle vecchie generazioni “Li ti fanno il lavaggio del cervello!” Ai clichè hollywoodiani ...
>>
DifficoltĂ 
Gelosia: come riconoscerla e gestirla
Nei bambini è tipica all’arrivo di un fratellino che sottrae le attenzioni, fino a quel momento esclusive, dei geni...
>>
DifficoltĂ 
l'identitĂ  sociale
Oggi voglio parlarvi di una teoria molto interessante ed attuale: la “teoria dell’identità sociale” di ...
>>
DifficoltĂ 
I social network: guida per l'uso.
Qualche giorno fa mi è capitata tra le mani la mia tesi di laurea triennale, la quale aveva come obiettivo l’analis...
>>
Per saperne di piĂą
Il Copione: un piano di vita
Fingete di essere degli scrittori, e di aver scritto la storia della vostra vita. Annotate da qualche parte le risposte alle d...
>>
DifficoltĂ 
Giochi
Uno degli strumenti principali con cui lavoro sulle relazioni di coppia è l’analisi del Gioco, concezione molto int...
>>
Per saperne di piĂą
Mindfulness Based Eating Awareness Training
Il protocollo Mindfulness Based Eating Awareness Training (MB-EAT) è stato ideato da Jean Kristeller. Esso si basa sull&r...
>>
DifficoltĂ 
Lutto
“Il grande dolore, che ci provoca la morte di un buon conoscente ed amico  deriva dalla consapevolezza che, in o...
>>
NEWSLETTER
ISCRIVITI
VUOI RICEVERE LE NOSTRE NEWS?
LA PSICOLOGA
  • INFORMAZIONI
  • ARCHIVIO
    ARTICOLI DICEMBRE 2021
    ARTICOLI MAGGIO 2021
    ARTICOLI APRILE 2021
    ARTICOLI NOVEMBRE 2020
    ARTICOLI AGOSTO 2020
    ARTICOLI LUGLIO 2020
    LA PSICOLOGA LUGLIO 2020
    t:0.55 s:95561 v:7689647
    Torna su
    INFORMAZIONI
    Dopo aver conseguito la laurea triennale in “Scienze e tecniche psicologiche” presso l’università degli studi di Napoli Federico II, mi sono trasferita a Padova dove, nel 2016, ho ottenuto la laurea magistrale in “Psicologia clinico dinamica” presso l’università degli studi di Padova. In seguito all’abilitazione alla professione di psicologo e all’iscrizione all’albo professionale (sez. A), ho proseguito i miei studi iscrivendomi ad una scuola di specializzazione in psicoterapia dinamica integrata (il CPD di padova) e, nel febbraio 2022, ho ottenuto il titolo finale di "Psicoterapeuta".
    Oltre ad aver lavorato per diversi anni nel settore educativo, dal 2016 al 2017 ho prestato servizio come tirocinante psicologa presso l’equipe adozioni di Padova, sita all’interno dell’ULSS 6 Euganea, e dal 2018 al 2021 ho lavorato come specializzanda in psicoterapia presso il “Centro di salute mentale” e presso il servizio di "Psicologia ospedaliera", entrambi appartenenti all'ULSS 8 Berica.
    Nel 2019 ho deciso di avviare la mia attività privata di psicologa e psicoterapeuta; attualmente ricevo adulti, minori e coppie a Vicenza (VI),
    Nel 2021 ho iniziato a lavorare con "Uno bravo", servizio di psicologia online, per cui erogo sedute a distanza.
    Dal 2022, inoltre, collaboro con "Reach aut", società per la quale svolgo sedute di psicoterapia in lingua inglese, rivolte a militari americani e alle loro famiglie.
     
    Scrivimi
     
    NON SONO UN ROBOT
    INVIA MESSAGGIO
     
    Coronavirus emozioni e reazioni catania online psicologa psicologa dell’alimentazione
    Psicologacristianabrunetti.it

    © 2020 TUTTI I DIRITTI RISERVATI
    P. iva: 04313720247
     
    Analisi Transazionale,
    Lavoro secondo l’approccio dell’Analisi Transazionale (A.T.), teoria psicologica e approccio di psicoterapia che, pur essendo figlia della Psicoanalisi, ha come punto di forza l’utilizzo di concetti concreti, tangibili, e facilmente comprensibili.
    Modello degli stati dell’Io
    Secondo questo modello tutti i modi in cui gli individui si comportano, pensano, e sentono, possono essere ricondotti a tre stati dell’Io, chiamati “Genitore”, “Adulto” e “Bambino”.
    Approccio
    Coronavirus emozioni e reazioni catania online psicologa psicologa dell’alimentazione
    Teoria
    Psicologica
    Analisi
    Coronavirus emozioni e reazioni catania online psicologa psicologa dell’alimentazione
    Pensare e
    Sentire
     
    351.9698700
    Psicologa a Vicenza
    Psicologa a Vicenza Whatsapp
    Psicologa a Vicenza Instagram
    Psicologa a Vicenza Twitter
    Psicologa a Vicenza Facebook
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
    PSICOLOGIA
    LOG IN